Percorsi
I percorsi di Wonderlake Como, associazione culturale senza scopo di lucro, ha come principale obiettivo quello di approfondire e promuovere il patrimonio artistico e architettonico del territorio del Lago di Como, attraverso workshop e lezioni dedicati a istituti di formazione, aziende e fondazioni.
COMO RAZIONALISTA
Como Razionalista è un viaggio in compagnia di architetti che vi guidano alla scoperta dei capolavori del razionalismo comasco. Grazie al loro contributo, sarà possibile comprendere i punti cardine legati all’architettura razionalista e conoscerne l’ispirazione progettuale dei maestri del tempo, a cavallo tra storia e modernità. Ecco di seguito le nostre esperienze.
Casa del Fascio (1932-1936). Quest'opera di Giuseppe Terragni rappresenta senz'altro il manifesto del razionalismo a Como, tanto per la riflessione sull'architettura come genesi primordiale dello spazio, quanto per le soluzioni tecniche e formali adottate al fine di dare evidenza plastica a tale riflessione. Nel 1928 Terragni riceve l'incarico per la realizzazione di un edificio che dia concreta espressione al concetto mussoliniano di autorità intesa come trasparenza del potere nei confronti del cittadino. Concetto, che suggerisce a Terragni l'idea di un edificio ove lo spazio, nel suo geometrico costituirsi, non sia che delimitazione e modulazione di luce in un dialogo tra interno ed esterno tale, da eliminare queste stesse determinazioni spaziali e, per così dire, sublimarle in una meta-dimensione: quella appunto dell'autorità, che conferisce identità al cittadino. Tra il 1932 e il 1933 la geniale intuizione di Terragni prende corpo ed egli si prodiga nella sua realizzazione prestando capillare attenzione a ogni aspetto: tutti gli interni e gli arredi infatti – comprese la sedia Lariana e la poltrona Benita – sono personalmente progettati, in quanto ritenuti non già meri accessori, bensì essenziali determinazioni e specifiche declinazioni dello stesso spazio architettonico.
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Monumento ai Caduti (1931-1933). Si deve a Marinetti il suggerimento di tradurre in architettura un disegno di Antonio Sant'Elia, Monumento con lanterne (1912), per la realizzazione del monumento ai caduti comaschi della Grande guerra. La direzione dei lavori è affidata ad Attilio Terragni, ingegnere, che dalla fine del 1931 coinvolge il fratello Giuseppe, concordi per una realizzazione il più possibile pura ed essenziale. Nell'interpretazione di Giuseppe l'ascensionalità che caratterizza il disegno di Sant'Elia si fa emblema escatologico grazie al complesso gioco relazionale istituito con l'interno dell'edificio, occupato, al piano rialzato, dal monolite recante i nomi dei caduti e, a livello del basamento, dalla cripta, mai terminata. Il monolite infatti, sulla cui superficie scorrono in ordine alfabetico, senza soluzione di continuità e senza indicazione di grado militare, i nomi dei caduti, rende sempre presente il loro sacrificio, ponendosi tra la tenebra straniante della morte, rappresentata dalla cripta, e lo slancio poderoso nella libera azzurrità del cielo. Il Monumento ai Caduti è dunque la declinazione architettonica di un ritmo ternario ascendente particolarmente caro a Terragni, che, forse, avrebbe trovato la suprema e più compiuta espressione nel Danteum di Roma, sacrario dantesco mai realizzato, in cui l'architetto si proponeva di tradurre in rapporti armonici l'impianto teologico-metafisico della Commedia.
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Cittadella dello Sport (1926-1935). La vasta zona compresa tra viale Rosselli e Borgo Vico è tradizionalmente detta Cittadella dello Sport in quanto ospita le sedi delle associazioni sportive storiche del territorio comasco, e a buon diritto può essere considerata un museo all'aperto dell'architettura razionalista. Tutti gli edifici compresi in questa zona sono infatti sorti pressoché contemporaneamente, non solo grazie alla volontà di rinnovamento e di trasformazione che caratterizza la città di Como nei primi tre decenni del '900, ma anche in virtù della potente incentivazione dello sport a livello nazionale da parte del regime fascista, che vedeva nell'attività fisica un vero e proprio esercizio paramilitare: non è certo un caso che il Monumento ai Caduti sorga nelle immediate adiacenze, quale monito perenne ai giovani del sacrificio per la Patria. Oltre ad Attilio e Giuseppe Terragni, quest'ultimo autore del Novocomum (1926-1927), protagonisti di tale straordinaria sinergia edilizia sono gli ingegneri Carlo Ponci e Gianni Mantero. A Ponci si deve la realizzazione dell'Angar, sede dell'Aero Club Como, edificio in metallo, di concezione tradizionale, se confrontato con il geniale progetto di Giuseppe Terragni, che prevedeva una copertura ad arco in cemento armato a cui erano affiancate strutture dalla geometria lineare, proprio secondo il paradigma del Novocomum. Di Mantero è invece la realizzazione della Piscina Sinigaglia e della Canottieri Lario, edifici caratterizzati da grande purezza e semplicità di forme, dove la funzionalità si coniuga con l'estetica in un rapporto essenzialmente simbiotico e non invasivo rispetto all'ambiente.
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Casa Cattaneo (1938-1939). Ampliamento di un fabbricato di famiglia a Cernobbio, la Casa d’affitto è una casa a quattro piani con un solo appartamento per piano e un negozio al piano terreno. L’edificio si caratterizza dall’aggetto dei balconi e della cornice sovrapposta dal forte accento plastico, che fuoriescono dal prisma e negano la geometria elementare per un risultato dinamico, sofferto, rimasto unico nel panorama dell’architettura razionale italiana. Fa proprio alcuni concetti espressi da Le Corbusier al Circolo delle Arti e delle Lettere di Roma nel dicembre 1934:
I tempi antichi e i tempi nuovi possono esprimersi con due schemi d’un contrasto impressionante. L’uno mostra la casa radicata nel suolo, coperta di un tetto a spioventi, l’altro schema mostra la costruzione distaccata dal suolo, al disopra del suolo, essa possiede una copertura piana piantata sul terreno. Questo sistema fondamentale è dovuto alle potenzialità dell’acciaio e del cemento...
Quando progetta la casa, Cattaneo ha solo 25 anni e traduce le riflessioni teoriche alle applicazioni tecnologiche e funzionali, conseguendo una grande compiutezza costruttiva unita alla straordinaria innovazione formale dell’opera, testimonianza del diritto di farsi sentire tramite “urli lanciati in mezzo a una insipida conversazione forbita”. Nel 1942, Franco Ciliberti, l’ideologo del Gruppo Como, qualificò la Casa di Cernobbio e la Casa del Fascio a Como come «i due capolavori dell’architettura funzionale». L’edificio realizzato da Cattaneo a Cernobbio divenne poi emblematico al punto che nel 1943 Alberto Sartoris ne utilizzò l’immagine sul frontespizio della sua Introduzione all’architettura moderna.
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