A Lezzeno si nasconde un luogo in cui ogni stanza racconta un pezzo di storia. Sul portone d’ingresso le cifre dell’anno 1801 e le iniziali dell’oste dell’epoca, Francesco Bazzoni. Un’osteria dove Silvio Pellico trascorse la sua ultima notte di libertà, dove è possibile andare a ritroso nei secoli sino a quella che era ai tempi la Taberna di Giustiniano. Oggi la tradizione viene portata avanti dal settimo discendente diretto del fondatore: Pietro Bazzoni, insieme alla moglie Silvia, accolgono gli ospiti a cui propongono piatti della tradizione del luogo, che vede le sue radici affondare nella lontana epoca bizantina.
Ogni angolo, mobile, fotografia e oggetto contiene una storia che quasi per miracolo è arrivata intatta sino a noi. I piatti in carta vedono una interessante contaminazione tra Occidente e Oriente, frutto della fusione tra i soldati greci e eruli protagonisti dell’occupazione dell’Impero romano con la popolazione indigena, e non mancano cenni che rimandano il palato al periodo risorgimentale.
Tra i piatti iconici il petto d’anatra, accompagnato da cipolle di Tropea, entrambi cotti a bassa temperatura, o le linguine con pistacchio di Bronte, abbinato alla coppa piacentina dell’Abbazia di Chiaravalle della Colomba, o ancora per ricordare il legame con il mondo austroungarico, la tagliata di filetto di manzo con mele e rafano. Oltre al buon cibo, si gode dello spazio da cui si è circondati: ogni sala interna (la più moderna risale al 1913 ed è stata riadattata dal bisnonno di Pietro) è testimone di un periodo storico preciso, così come il giardino da cui si può ammirare la villa del Balbianello e l’Isola Comacina, all’ombra dell’antico pergolato.
Per chi volesse fermarsi oltre la cena, il Governo offre anche la possibilità di soggiornarvi, mettendo a disposizione degli ospiti quattro suite per poter godere a pieno dell’atmosfera della locanda e dell’antico contesto in cui si trova.