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Grand Interiors

Villa Pliniana

Photography by Francesco Arena

Il suo geometrico ritmo architettonico è interrotto dalle linee curve del triforio, che sembrano far respirare l’intero edificio. Dopo molti anni è tornata a far risplendere i suoi saloni, unendo la bellezza dell’antico con la linearità del design contemporaneo.

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Si erge dalle acque del lago, sul confine orientale di Torno, appoggiata su una roccia da cui nasce la fonte intermittente descritta dai due Plini e studiata poi da Leonardo da Vinci, che è il punto centrale dell’intero complesso. Compatta e inespugnabile, altera e immaginifica, la Pliniana contrasta la linearità delle sue architetture con la ruvidità della natura che la circonda. Plinio il Giovane parla di una rinomata locanda nei suoi pressi e forse sulle sue rovine o sui resti di insediamenti successivi, il governatore di Como Giovanni Anguissola fece costruire la villa, fra il 1573 e il 1577. Incerte le sue origini, incerta la sua costruzione, con ogni probabilità opera del maggior architetto comasco della seconda metà del Cinquecento, Giovanni Antonio Piotti detto il Vacallo, ma per diverso tempo attribuita anche a Pellegrino Tibaldi o Galezzo Alessi. Certezza è che la sua costruzione ruota intorno alla fonte, che si trova nel loggiato.

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Tanto il complesso si mostra chiuso all’esterno, con quattro ordini di finestre interrotte solo da un breve porticato composto da tre arcate sostenute da colonne binarie, tanto diventa arioso se vissuto dall’interno: dalla sua terrazza si gode una vista magnifica e si può sentire il fruscio dell’acqua che scorre proprio dalla fonte, dietro la statua di Nettuno. Dalle finestre dei suoi due grandi saloni sembra di poter toccare il lago.

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Quando nel 1578 Giovanni Anguissola morì, lasciò la Pliniana al nipote Giulio, che nel 1590 la cedette al conte Pirro I Borromeo Visconti. Soltanto nel secolo successivo, nel 1677, con il passaggio di proprietà alla famiglia Canarisi, la villa cominciò ad essere ristrutturata ed abbellita nei suoi interni e nel giardino. Nel 1870 venne acquistata dal Principe Barbiano di Belgioioso, che l’arredò con il manierismo sontuoso tipico di fine Ottocento. La villa, per otto anni, divenne palcoscenico intimo dello scandaloso amore fra il principe e la principessa di Wagram, Anne Marie Berthier, moglie del duca di Plaisance. Nei secoli ospitò intellettuali come Ugo Foscolo, che qui scrisse parte de ‘Le Grazie’, Gioacchino Rossini che vi compose il ‘Tancredi’, Napoleone, Shelley, Stendhal fino a Fogazzaro, che dai suoi luoghi trasse ispirazione per ‘Malombra’.

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Dopo i Belgioioso, la Pliniana passò ai Trotti-Bentivoglio e ai Valperga di Masino, che ne portarono tutti gli arredi originali all’omonimo Castello. Nel 1983 l’intero complesso venne acquistato dalla famiglia Ottolenghi, che iniziò un restauro durato circa trent’anni.