Teatro di questo mistero è il cosìdetto Triangolo Lariano, vasto territorio delimitato a sud dai laghi Briantei e dai due rami del Lago di Como a est e ad ovest. Qui (e solo qui, in ambito italico) si trovano i famosi massi avelli, delle tombe a inumazione scavate nei massi erratici, grandi pietre di origine glaciale. Risale a 600.000 anni fa un forte raffreddamento climatico coincidente con la prima glaciazione quaternaria, che portò i ghiacci polari a ricoprire le terre delle regioni temperate di oggi.
Le glaciazioni furono quattro, intervallate da fasi interglaciali in cui la temperatura saliva, e i ghiacci si ritiravano. Per ben 12.000 anni andò avanti questo ‘tira e molla’, fino a riempire di detriti le grandi vallate a ‘V’. Il ritirarsi dei ghiacciai lasciò alle suo spalle ampie morene, ovvero valli con la classica forma a ‘U’ e permise la deposizione dei grossi massi erratici dalla Val Malenco, dalla Valchiavenna e dalla Val Masino. I nostri antenati considerarono questi massi delle pietre magiche, proprio per la loro natura così diversa dal territorio.
Erano stati portati lì dai giganti? Da un rito magico? Da un’eruzione vulcanica avvenuta chissà dove? Per secoli fonte di credenze popolari e superstizioni, è presto spiegato il motivo per cui siano diventati luogo di culto. Un mistero della storia, la loro datazione è incerta e non ci sono notizie in merito alle popolazioni artefici di questi sepolcri. Certo si tratta di tombe riservate a personaggi importanti, com guerrieri, sacerdoti, capi, forse riferibili alle popolazioni barbariche dei goti e dei franchi, stabilite in questo territorio alla caduta dell’impero romano, tra il V e il VI secolo d.C. Ne sono stati classificati 32, con 7 che restano in dubbio. La loro forma è regolare, sembra una ‘vasca da bagno’. Al suo interno, una sorta di cuscino, su cui posava la testa il defunto. Il bordo è sempre arrotondato, per favorire l’appoggio del coperchio e per evitare infiltrazioni di acqua piovana, che veniva fatta scorrere lungo i canaletti laterali.
La posizione dei massi avelli è dominante sul territorio e spesso è orientata verso il sole di mezzogiorno. Per ammirarli, si parte da Torno e si sale in località Caraniso, dove si incontra il masso avello detto ‘Maas’. Da qui, si prende una mulattiera che sale alle case di Montepiatto. Prendendo una piccola deviazione iniziale si arriva alla località Rasina, dove se ne ammira un altro. Da Montepiatto invece, si arriva alla Pietra Pendula, alla Pietra Nairola (percorrendo il traccito che porta a Brunate) oppure scendendo si raggiunge la frazione di Piazzanga, fino a ritornare a Torno. Prendendo una deviazione di circa 30 minuti da questo itinerario, si possono visitare anche i massi avelli delle Cascine di Negrenza e de ‘i Piazz’.